La tesi irrinunciabile di partenza è la seguente: ogni esperienza umana è tanto più completa quando tutti i cinque sensi sono coinvolti appieno.
Ancora meglio se i sensi diventano sei, sette o otto: perché le persone fortunate hanno almeno otto sensi.
La vista è il senso più volgare, banale, dominante.
L’olfatto è il senso primordiale, animale, istintivo.
Il gusto è il senso dell’infanzia e della vecchiezza.
L’udito rappresenta la maturità.
Il tatto è il senso più delicato, raffinato, intellettuale.
Il sesto senso è l’intuito: la sintesi immediata di tutti gli altri cinque.
Il settimo senso è la veggenza: rappresenta l’analisi ragionata dei primi sei; la capacità di vedere, di annusare, di gustare, di sentire, di toccare e di intuire tutto quello che gli altri non sono capaci di valutare.
La preveggenza, dono che in pochissimi sono predestinati e favoriti nel possedere, è la capacità di conoscere prima di ogni altro ciò che sarà: non è detto che questo sia sempre un vantaggio. Quasi sempre chi possiede questa caratteristica straordinaria deve obbligarsi al silenzio: le persone ordinarie non possono capire e sempre, fatto incontestabile senza eccezioni, reagiscono in malo modo, anche in maniera pericolosa per se stessi e per chi s’è preso l’azzardo di illuminare un futuro incerto e vago.
Tutti i sensi possono e debbono essere esercitati, educati, allenati; tutti i sensi possono migliorare le prestazioni, anche veggenza e preveggenza.
Tutti i sensi sono costituiti da corde che hanno la capacità di vibrare.
Il diametro e la lunghezza delle corde determinano la qualità della vibrazione, secondo la logica della fisica: corde più lunghe e più sottili vibrano con maggiore intensità ma sono allo stesso tempo assai delicate e destinate a rotture traumatiche e pericolose.
Per conseguenza logica, corde più corte e spesse necessitano di maggiori sollecitazioni e dunque sono meno sensibili ma anche meno delicate.
E questo è tutto.
So bene che quanto sopra rappresenta la mia verità: non presumo né pretendo che sia la verità di tutti.
La Verità, com’è ovvio, non esiste se non per i semplici, e non è detto che i semplici non abbiano ragione.
3 marzo 2009