François de Montcorbier (lo pseudonimo François Villon lo prese dal suo protettore, il cappellano Guillaume Villon, dopo la morte del padre) nacque in Parigi nel 1431 o 1432, la data non è certa. Svanì nel 1463: dopo l’ennesimo processo – ne ebbe per omicidio, rapine, furti e risse – di lui si persero le tracce il 5 gennaio di quell’anno, quando fu esiliato da Parigi.
Fiumi d’inchiostro sono stati scritti sull’opera di questo innovatore, anarchico, delinquente, moralista e malinconico personaggio: quasi sempre dimenticando il contesto storico e culturale dell’epoca, fatto questo inaccettabile e inconcepibile.
Non entro nel merito.
Riporto solamente alcuni versi, perché egli non può mancare tra i miei poeti.
ALTRA BALLATA
Qui termina e si chiude il testamento
del povero Villon. Udito il tocco,
siate presenti alla sua sepoltura,
abbigliati di rosso e di vermiglio.
[…]
Principe vago come smeriglione,
sappi cosa mai fece in sul morire:
un calice si bevve di morone,
quando dal mondo volle dipartire.
Autre ballade.
Icy se clost le testament/ et finist du paure Villon./ Venez a son enterrement,/ quant vous orrez le carrillon/ vestus rouge com vermillon.[…] Prince, gent comme esmerillon,/ sachiez qu’il fist au departir:/ ung trait but de vin morillon,/ quant de ce monde voult partir.
Trad. a cura di LucianoParinetto (François Villon, Ballate e Lasse, Millelire Stampa Alternativa, 1993)