Fin da bambino, avendo una zia vicentina, ho frequentato la zona del Lago di Garda, ma conoscevo, come tanti del resto, soprattutto le sponde sud e orientali del nostro grande lago. Venni invitato per una mostra nel 2003 a Mòniga del Garda e scoprii un territorio di dolci colline con olio e vino eccellenti nonché peculiari. Bisogna dire che già in epoche preistoriche il territorio gardesano ha conosciuto la presenza dell’uomo e del vino: infatti, sulle colline moreniche del Garda è stato ritrovato il più antico aratro costruito dall’uomo che, fin dal Neolitico (IV/V mill. a.C.), conosceva la vite selvatica e probabilmente anche il vino. Saranno però gli Etruschi nel V secolo a.C. a far conoscere la coltivazione della vitis vinifera sativa, che in breve soppianterà quelle selvatiche. Anche i Romani si stabiliranno nel bresciano e un esempio emblematico è rappresentato da Sirmione, dove i continui ritrovamenti archeologici testimoniano la fama dell’insediamento fin dall’età di Cesare. Catullo – il poeta dell’amore per eccellenza – che qui fissò la sua residenza, cantò il vino “retico” della Riviera Gardesana. Durante il Medioevo, come in tutta la nostra Penisola, saranno gli ordini monastici a custodire le tradizioni romane e perpetuare soprattutto coltivazioni e allevamenti che altrimenti sarebbero andati perduti. Dai loro inventari emergono lunghi elenchi di vigneti e ingenti redditi da vino e da torchio. E infatti, ormai in età rinascimentale, Andrea Bacci – medico di Papa Sisto V e professore di botanica a Roma dal 1567 al 1600 – ci offre la descrizione più entusiastica e completa della viticoltura bresciana del XVI secolo: “Il territorio bresciano supera tutto il resto della regione Transpadana nella fecondità d’ogni frutto, ma specialmente dei vini“. La Doc Garda è una delle più vecchie e risale al 1967, dal 1996 si è meritata l’appellativo “Classico”.
Valtènesi: la nuova Doc sulle sponde bresciane del Lago di Garda