Ogni tanto mi ricordo di essere stato un grande fotografo, e allora mi diverto a giocare con la mia Leica. In un contesto di apparente banalità quotidiana l’occhio del fotografo bravo compone forme e colori che certe luci esaltano. Prima con l’immaginazione, poi con gli occhi e, infine, con l’apparecchio fotografico. Photoshop serve soltanto a rifinire meglio certi fragili equilibri di luminosità, contrasto, vividezza. Questi scatti mi piacciono proprio tanto: per il semplice fatto che nessun altro, fuori che me, poteva coglierli.
Quanto nel titolo espresso è esemplificato con le quattro immagini qui sopra. Oggi che i problemi tecnici (artigianali: il know how, insomma, che si può spiegare a tutti), davanti a un bel tramonto tutti quanti, più o meno, sono in grado di prendere immagini come queste. Fa tutto la natura e i brevetti contenuti negli apparecchi fotografici digitali di oggi (poi, occorre anche conoscere un po’ di ottica e lavorare, senza esagerare, con Photoshop).
Al contrario, di fronte allo stesso tramonto, chi è dotato di talento, immaginazione, capacità di cambiare prospettiva, cultura dell’immagine sa comporre le altre due immagini: che sono composte e impaginate sullo stesso tramonto. La variabile è una boccia d’acqua di vetro. E la capacità d’impaginarla – d’immaginarla – dentro i colori di quel banale tramonto.
Noi artisti siamo capaci di questo: soltanto di questo, che è altro da fama, denaro, successo, ecc. Poi ci sono quelli che sono capaci di fare questo e anche tutto il resto: beati loro, ma il talento prescinde da tutto il resto, ma certo non lo rigetta. Ci mancherebbe: pecunia non olet, se non ci sono ragioni precise per cui possa puzzare.
P.s: le fotografie sono state riprese con una Leica digitale e trattate, con moderazione, con Photoshop Cs5.
Le fotografie sono state riprese al villaggio Fontana delle Rose, nel giugno di quest’anno. Sono semplici foglie di eucalipto e fiori di gerani. Uso una prodigiosa Leica digitale.
Sono questi scatti effettuati con una Leica digitale impostata manualmente e non manipolati con photoshop. Tarda sera in piazza Vittorio Veneto per restituire un’immagine di versa delle luci della via Po e di quella chiesa – simbolo della restaurazione e circondata da falsi aloni misterici – che di là dal Fiume sorveglia la Città e scambia occhiate d’intesa con il culo medievale di Palazzo Madama che chiude via Po.
Se penso a tutte gli apparecchi fotografici con cui ho avuto in sorte di divertirmi, prima, e di lavorare poi, ho un sacco di rimpianti. Leica M3, Hasselblad 500C e Super wide, Sinar 13×18, Nikon F2, Contax a telemetro, Exakta Rtl 1000,Topcon Super D, Minolta Srt 101, Yashica biottica…..Mi è rimasta questa collezione che ho schierato per onorare l’ultimo arrivo: una Leica digitale, un gioiello stupendo. Ci sono ancora una 9×12 Voigtlander a lastre, una 6×9 di estinta e gloriosa marca tedesca, una Rolleiflex biottica (provenienza Bertazzini), Nikon F, F3, El, Nikkormat e F 60; c’è una Minolta 35 subacquea e una stupenda Zeiss Ikon Icarex 35 con tre ottiche originali. Alcune macchinette 35 da viaggio e una magnifica Minox. Poi le digitali: una HP, una Lumix, una Canon reflex 30D e la Leica. Ovviamente, altrettanto completo è il corredo delle ottiche: dal 25 mm. al 500 mm. E c’è pure una flash professionale.
E’ una bella collezione che cercherò di arricchire.