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Petrini: «Terra Madre Salone del Gusto è un pezzo di diplomazia del nostro Paese. Insieme raccogliamo i frutti di un’avventura che ha varcato gli oceani».
Lanciata oggi la campagna di ospitalità per la prossima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, a Torino dal 22 al 26 settembre.
«Voler bene alla terra significa voler bene a chi la abita e la vive, dare il segno di una fraternità universale che fa della nostra una terra ospitale. Per questo Terra Madre Salone del Gusto è un pezzo di diplomazia del nostro Paese». Così Carlo Petrini, presidente di Slow Food, sintetizza il senso della manifestazione in programma dal 22 al 26 settembre e che quest’anno lancia una grande scommessa: aprirsi alla città animando piazze e palazzi del centro (e non soltanto).
«Uscire in città è una scelta audace. Ma tutta la società civile, le istituzioni e le associazioni hanno subito dimostrato simpatia verso questa nuova formula. Questo concorso di forze ci ha incoraggiati. Insieme raccogliamo i frutti di un’avventura che ha varcato gli oceani: Terra Madre nasce nel 2004 all’interno del Salone del Gusto, ma a questo punto è il Salone del Gusto a essere entrato a far parte di Terra Madre, che ha conquistato il cuore delle comunità del cibo in oltre 170 Paesi» continua il presidente di Slow Food. «Come è ormai tradizione, anche quest’anno Torino e il Piemonte accolgono in famiglia i delegati delle comunità del cibo da tutto il mondo: un’occasione unica per conoscere culture, tradizioni e storie lontane. E ai piemontesi dico: aprite il vostro cuore a quest’umanità, lasciatevi coinvolgere dal loro entusiasmo e dalla loro energia!».
«In questi 12 anni di vita Terra Madre è sempre riuscita a rinnovarsi, intrecciandosi in modo sempre più stretto con il territorio e con la città che la ospita: nata nel 2004 come una sorta di think tank di riferimento del Salone del Gusto, e portatrice di una sana contaminazione culturale, insieme a Slow Food, a Cheese e alle tante manifestazioni nate nella grande famiglia creata da Carlo Petrini, ha fatto crescere in Piemonte la filiera del cibo, del vino e dell’agricoltura di qualità, che sono tra i principali traini dell’economia della nostra regione» ribadisce il presidente della Regione, Sergio Chiamparino.
Vent’anni sono una data fatidica, osserva il sindaco di Torino, Piero Fassino: «L’età del cambiamento, in cui ognuno a livello individuale si proietta nella vita. Anche Terra Madre Salone del Gusto fa un salto proiettandosi nella città con un format ancora più ambizioso e più capace di stabilire una relazione col territorio». Al centro dell’esperienza, sottolinea Fassino, rimane la dimensione umana che si esprime: «…nella promozione dell’ospitalità così come nel volontariato».
«La cultura dell’accoglienza va oltre le parole, oltre le barriere linguistiche che cadono di fronte a una tavola o a un bicchiere di vino». Lo testimonia il sindaco di Fossano, Davide Sordella, che aggiunge: «Per noi Terra Madre non è mai stata un semplice meeting, ma un’invasione di costumi e tradizioni. Dal 2004, infatti, oltre mille delegati sono stati ospitati da 500 famiglie della nostra città».
Raffaella Firpo, parlando a nome delle famiglie ospitanti, racconta come il messaggio di fratellanza di Terra Madre abbia trasformato un’intera comunità dell’Astigiano: «È stato incredibile osservare una piccola realtà che si apre a volti e voci provenienti dal Sudamerica, dall’Africa, dai Paesi dell’Est. Momenti unici che ci hanno portati a continuare nel tempo questa esperienza».
Terra Madre Salone del Gusto è organizzato da Slow Food insieme a Regione Piemonte e Città di Torino, con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte.
Chi vuole collaborare all’evento come volontario, può registrarsi qui.
Per dare la propria disponibilità a ospitare un delegato di Terra Madre scrivere a ospitalitainfamiglia@comune.torino.it (se a Torino), oppure ospitalita@slowfood.it (se fuori Torino).
Ufficio Stampa Terra Madre Salone del Gusto c/o Slow Food: Tel. +39 0172 419 653 – press@slowfood.it c/o Regione Piemonte: Tel. +39 011 432 2871 – gianni.gennaro@regione.piemonte.it c/o Comune di Torino: Tel. +39 011 442 3606 – raffaela.gentile@comune.torino.it
Gli anni erano quelli di Marie Antoine Carême (1784/1833) cuoco di Napoleone – che era un pessimo commensale ma lo usava per i suoi ospiti illustri, spesse volte veri gourmet -, dello zar Alessandro I, di Re Giorgio IV d’Inghilterra ma soprattutto di Talleyrand, grande diplomatico e soprattutto grande buongustaio.
La Rivoluzione aveva costretto i cuochi a lasciare le sicure e esclusive cucine nobiliari e affrontare finalmente “il mercato”: stava nascendo la ristorazione e la Francia con Parigi erano la frontiera.
Nel 1803 era stato pubblicato l’Almanach des Gourmands di Grimod de la Reynière.
Jean Anthelme Brillat-Savarin era nato il 22 febbraio 1755 a Belley, pochi chilometri a nord-ovest di Chambery (Ain) e aveva studiato giurisprudenza. Divenne importante magistrato durante la Rivoluzione ma dovette fuggire negli Stati Uniti durante il Terrore, ritornò in Francia dopo la caduta di Robespierre nel 1796.
Napoleone lo nominò giudice a vita della Corte di Cassazione.
La Physiologie du goût uscì anonima (Savarin pensava di doversene vergognare) nei primi giorni di dicembre 1825. Ebbe un immediato successo e il magistrato si fece riconoscere e ebbe agio di assaporare un po’ di successo prima di defungere due mesi più tardi, il 1 febbraio 1826, causa una polmonite.
Riposa in Père Lachaise.
Chiaro che questo è uno testi irrinunciabili per chi di cibo, cucina, alimentazione si occupa a qualsiasi titolo.
Libro tradotto, citato, lodato – a pieno merito, pare ovvio – ovunque e in qualsiasi epoca.
La struttura prevede una parte introduttiva che comprende XX Aforismi del Professore per servire da prolegomeni alla sua opera e di base eterna alla scienza, XXX Meditazioni composte di 148 capitoletti (l’ultimo è dedicato alla sua Gastarea, dea e musa del piacere del gusto che si venera – guarda un po’! – a Parigi e si festeggia il 21 settembre) e XXVII Varietà. Un Congedo ai gastronomi dei due mondi chiude il libro.
La lettura è proprio gustosa, soprattutto se la si fa da un punto di vista filologico (ci separano due secoli di scienza dell’alimentazione, due secoli di ristorazione, centinaia di prodotti e preparazioni nuove, 6 miliardi di uomini in più….) e non si prende tutto per buono quel che il buon magistrato pensa e racconta negli anni Venti del XIX secolo nella Parigi della Restaurazione.
Bella l’edizione cartonata di Slow Food (2008 con riedizioni successive), 400 pp. per 14,50 euro.
Per certo da leggere con attenzione e (buon)gusto e da conservare con gran cura in biblioteca. E, attenzione (vale per tutti i libri ma di più per quelli importanti): guai a prestarlo agli amici!
E’ finito questo….come definirlo: evento, salone, fiera, manifestazione, kermesse, mostro mediatico, show-business? Non saprei proprio. Certo, i numeri sono impressionanti: oltre 200.000 visitatori, chissà quanto fatturato tra biglietti e vendite; grande ricaduta in termini economici sulla Città; enorme eco mediatica….
Tutto a posto, tutti contenti, certo.
Ma tutti presi per i fondelli, presi per il naso, presi in giro, turlupinati, imbrogliati, fatti fessi. Ma perché?
Perché di cultura, storia, etica dell’alimentazione – a parte vane e retoriche parole nate e morte dentro inutili convegni – in giro per il salone non se n’è vista neanche l’ombra; in giro per il salone si sono viste calche immani di folle pressarsi l’un l’altro, spingersi trainando borse e carrelli (!!), masticando in maniera parossistica cibo comunque sia o bevendo dentro bicchieri di plastica – certo rigorosamente riciclabile, pare ovvio – qualunque cosa, purché possibilmente gratis… E poi tanto folklore, tanta superficialità, tanti miserabili vip lì soltanto per apparire, per essere immortalati negli insopportabili selfie dopo le importanti interviste televisive o, peggio ancora, destinate agli insopportabili, superficiali, banali, insulsi “food-blog”.
Non ne posso più, per davvero.
E non ho dubbi, stavolta: ho ragione io.
Questo mondo non ha nulla da spartire con l’etica, con la cultura, con i ritmi lenti, con le riflessioni, con le gambe sotto il tavolo un bel tovagliato belle posate calici di cristallo profumi inebrianti sapori conditi di parole pronunciate per bene tra amici che non devono dimostrare niente a nessuno.
Ma neanche nulla ha da spartire con quei tanti al mondo che mangiano ancora per alimentarsi, per i quali sapori e profumi sono le ultime tra le loro preoccupazioni.
Non sono un moralista: va benissimo tutta la faccende del Salone del Gusto e di Terra Madre, ma chiamiamola con il suo giusto nome.
Business: non fa male a nessuno, anzi!
Torino- Lingotto Fiere 23-27 ottobre 2014
Per imparare al Salone del Gusto e Terra Madre
Slow Food vi aspetta al Salone del Gusto e Terra Madre offrendovi tante occasioni per… imparare! Adulti e bambini, famiglie e scolaresche potranno visitare i nostri spazi e partecipare alle numerose attività educative proposte. Nel Padiglione 5 del Lingotto Fiere quest’anno l’offerta sarà molto variegata: dai classici Laboratori del Gusto e Incontri con l’Autore per degustare e approfondire guidati da chef, produttori, birrai, vigneron ed esperti, alle attività rivolte alle famiglie e alle scuole (area Slow Food Educa), per arrivare alle novità di questa edizione. Il Salone del Gusto e Terra Madre 2014 si presenterà con nuovi spazi e nuove attività: la Scuola di Cucina – assaggio della Scuola di Cucina di Pollenzo, ideata dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche in collaborazione con Slow Food –, dove il pubblico, coinvolto in prima persona, potrà interagire con lo chef, seguendo il percorso di genesi di un piatto d’alta cucina o della tradizione popolare; Mixology, appuntamenti su prenotazione per chi vuole approfondire l’arte (e la cultura) dei cocktail con la guida dei migliori bartender sulla piazza; la Fucina Pizza&Pane, luogo didattico che accoglierà i gesti e le testimonianze dei maestri pizzaioli e panettieri di tutta Italia, coinvolti dal 2013 nei corsi di Alto Apprendistato dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e metterà i partecipanti alla prova con lieviti e farine.
Non mancheranno gli Appuntamenti a Tavola, per cenare in ambienti unici del Piemonte dove cucineranno i migliori chef italiani e internazionali. Come nel 2012, un grande Mercato prenderà vita nei padiglioni del Lingotto Fiere (1, 2, 3) e all’interno dell’Oval, animato dalle Comunità del cibo di Terra Madre, dai produttori dei Presìdi Slow Food e dagli espositori in arrivo da tutto il mondo.
Da non perdere il ricco calendario di incontri in programma nei cinque giorni dell’appuntamento torinese: tavole rotonde, seminari, ma anche lectio magistralis offriranno momenti di dibattito e approfondimento sulle tante questioni legate al cibo, alla produzione sostenibile e alla salvaguardia della biodiversità.
Nicola Silvano se n’era andato nel giugno di quello stesso anno, il 2004.
Gli insondabili meccanismi che regolano le esistenze, l’Esistenza Stessa, decisero che il 29 novembre Luigi Veronelli dovesse abbandonare questo nostro mondo.
E mi ritrovai orfano vero: dopo aver perduto tre anni prima mio padre e pochi mesi avanti Luciano.
Tutti i miei maestri importanti: quelli con cui avevo sempre avuto profonde diversità di vedute e altrettanto profonde coincidenze dissolti nello spazio di un amen.
Nessun santo, fra questi: nemmeno dopo morti.
Fatte salve rarissime eccezioni, non mi piacciono i santi e dei fanti poco o punto mi preoccupo. E i meno santi fra loro, proprio Gino e Nicola Silvano: al funerale di quest’ultimo, cui non partecipai – non amo i funerali, vegliai in solitudine la salma – la chiesa era affollata da almeno quattro o cinque vedove e l’ultima giovanissima….
Ho finito di leggere questo libro – Giunti Editore per Slow Food, 320 pp. per 16,50 €, scritto a quattro mani da Gian Arturo Rota e Nichi Stefi – or ora e sono imbarazzato a scriverne.
Perché è complicato recensire un libro che narra – tenta di narrare, riassumere in fondo – l’esistenza intera di un uomo che ho avuto il privilegio di conoscere e che appartiene alla memoria di molti: in ognuna di quelle memorie uno spiraglio, più o meno ampio, di luce che illumina soltanto una parte di quella persona che visse, con pienezza, l’esistenza irripetibile di Luigi, Gino per gli amici, Veronelli.
Ho riempito il libro di orecchie e di appunti: io sono uno che i libri, quelli che gli servono, li ara, li stropiccia, li annota. Non li rispetta, nel senso formale del termine.
Desideravo entrare nel merito tecnico delle scelte editoriali, delle scelte estetiche; riportare qualche frase, qualche brano memorabile, almeno nelle mie valutazioni.
Al contrario, ho deciso di risparmiarmi l’esegesi e di citare un bel nulla: il libro è già dolorosa scelta degli autori tra ciò, poco, che viene testimoniato e l’immenso giacimento che resta nell’oblio (si fa per dire, trattando di un uomo che ha lasciato un mare oceano di scritti).
Non mi dovevo piegare a una misera scelta ulteriore, né a un giudizio estetico privo di alcun valore.
Dunque, seguendo il metodo di Veronelli: leggi, mio raro lettore, questo libro. Ci troverai del buono, che tu abbia avuto – com’io l’ebbi per buona ventura – il privilegio di conoscerlo, Veronelli Gino (per gli amici), o meno.
Ci troverai comunque del buono.
E spesso ti soprenderai a interrogarti: non esagerare (con le elucubrazioni) e bevici sopra un vino; qualunque, pur che sia quello giusto.
Salute.
Carlin Petrini (Presidente Slow Food), Mario Catania (Ministro Politiche Agricole), Roberto Cota (Presidente Regione Piemonte) e Piero Fassino (Sindaco di Torino), introdotti da Roberto Burdese (Presidente Slow Food Italia), hanno inaugurato oggi, 25 ottobre 2012, la IX edizione del Salone del Gusto ormai legato indissolubilmente a Terra Madre.
In tanti anni (la prima edizione si tenne, quasi in sordina, nel 1996 già nella sede odierna del Lingotto di Torino), non avevo mai visto così tanta gente – e tanti bambini e ragazzi – già al giovedì. Stand presi d’assalto da un pubblico che pare sempre più consapevole e maturo; consumatori che cercano qualità e cibi di nicchia che conoscono e sui quali hanno le idee ben chiare.
Mi pare un piccolo raggio di luce in un contesto di grigiore e infinita tristezza fatta di rassegnazione e lamentazioni: da queste zacchere, da queste gore si esce soltanto agendo con tenacia, con tigna, con serenità, con speranza. Aperti al mondo e al suo continuo cangiare; flessibili come giunchi; rispettosi e sempre guidati da un comportamento etico: verso sé stessi, verso gli altri, verso la terra, verso la Terra.
Regione Piemonte, Città di Torino e Slow Food
sono lieti di invitarti ai seguenti appuntamenti del
Visita in anteprima del Salone del Gusto e Terra Madre.
Accompagnano i giornalisti:
Giovanna Quaglia, assessore al Bilancio della Regione Piemonte
Enzo Lavolta, assessore alle Politiche per l’ambiente, l’energia, lo sviluppo tecnologico, la qualità dell’aria e l’igiene urbana della Città di Torino
Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia
A partire dalle ore 14, presso punto accredito stampa del padiglione 1 (ingresso via Nizza 294) sarà possibile ritirare i pass stampa e accreditarsi all’evento.
Ore 18,30
Cerimonia di apertura
Le parole di Terra Madre e Salone del Gusto
Palaolimpico, Corso Sebastopoli 123 – Torino
Interviene Josè Graziano da Silva, direttore Generale della FAO
Partecipano: Giovanna Quaglia, assessore al Bilancio della Regione Piemonte, e Piero Fassino, sindaco della Città di Torino
Le parole di Salone del Gusto e Terra Madre saranno interpretate da:
Dario Fo, drammaturgo, Premio Nobel per la letteratura, Italia
Sergej Ivanov, comunità del cibo degli allevatori della Stara Planina, Serbia
Nikki Henderson, responsabile di People’s Grocery, Usa
Carmen Martinez, Presidio Slow Food dell’amaranto di Tehuacán, Messico
Edward Mukiibi, Slow Food Mukono, coordinatore per l’Uganda del progetto Mille orti in Africa, Uganda
Vandana Shiva, presidente del movimento Navdanya e vicepresidente di Slow Food, India
Yoko Sudo, Slow Food Fukushima, Giappone
Carlos Vanegas Valdebenito, delegazione di Chiloé, Cile
Alice Waters, chef e vicepresidente di Slow Food, Usa
Intervento di chiusura Carlo Petrini, presidente di Slow Food
Con l’intervento musicale di Roy Paci, che dirige l’Ensamble Terra Madre in prima assoluta
giovedì 25
Ore 10
Inaugurazione del Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre
Sala Gialla, galleria visitatori del Lingotto Fiere – Torino
Intervengono:
Mario Catania, ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali
Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte
Piero Fassino, sindaco della Città di Torino
Carlo Petrini, presidente di Slow Food
A seguire taglio del nastro, ingresso padiglione 2
Scarica il Giorno per Giorno della manifestazione a partire da venerdì 19 su www.slowfood.it
Quest’anno, per la prima volta, il Salone del Gusto e Terra Madre sono una cosa sola: un unico grande evento, completamente aperto al pubblico, che si svolge dal 25 al 29 ottobre 2012 a Torino (Lingotto Fiere e Oval), organizzato da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino, in collaborazione con Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Ufficio Stampa Salone del Gusto e Terra Madre:
c/o Slow Food: Tel. +39 0172 419653/615/666/754 press@slowfood.it Fax +39 0172 419725
c/o Regione Piemonte: Tel. +39 011 4322549 donatella.actis@regione.piemonte.it
c/o Comune di Torino: Tel. +39 011 4423606 raffaela.gentile@comune.torino.it
www.slowfood.it
Twitter: #SaloneDelGusto #TerraMadre
Facebook: www.facebook.com/salonedelgustoterramadre
Salone del Gusto e Terra Madre
Presentate oggi le novità dell’edizione 2012 e le strategie per ridurne l’impatto ambientale
Un legame sempre più forte è quello che unisce il Salone del Gusto e Terra Madre con il territorio piemontese e che ha visto in questi anni gli organizzatori, Regione Piemonte, Città di Torino e Slow Food, avviare partnership con istituzioni e privati per realizzare il più importante evento eco-gastronomico al mondo che propone cibi buoni impegnandosi allo stesso tempo a ridurre l’impatto della manifestazione sull’ambiente.
Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia:
«Siamo contenti di annunciare che sarà il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva, ad aprire il 24 ottobre al Palaolimpico la cerimonia d’inaugurazione del Salone del Gusto e Terra Madre. Appuntamento aperto al pubblico, che si potrà registrare sul sito dell’evento dalla prossima settimana. Ma i lavori di preparazione della manifestazione sono già in piena attività. Stiamo allestendo l’Oval e il Lingotto Fiere: l’area espositiva rispetto al 2010 è cresciuta del 20% con 80.000 mq allestiti e 1.000 espositori in arrivo da 100 Paesi: siamo fieri di portare a Torino prodotti che non sono mai usciti dai loro villaggi. Un’operazione possibile grazie anche alla collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta». Sono seguiti gli interventi di Luigi Bistagnino, presidente del Corso di Studi di Design del Politecnico di Torino, responsabile scientifico del progetto insieme all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo; Enzo Lavolta, assessore alle Politiche per l’ambiente, l’energia, lo sviluppo tecnologico, la qualità dell’aria e l’igiene urbana della Città di Torino; Franco Fassio, docente del Corso in Progettazione di eventi sistemici di promozione gastronomica e turistica dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche; Fabiana Vernero di Sinbit, nascente spinoff del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, coordinato dal direttore Luca Console, che ha sviluppato l’applicazione in collaborazione con Molecole Sistemiche per la grafica e, infine, dell’assessore allo Sviluppo economico, ricerca e innovazione, Massimo Giordano.
In conclusione Roberto Burdese ha presentato gli eventi collaterali alla manifestazione:
«Il 28 settembre abbiamo inaugurato in piazza Carignano la mostra fotografica Cibi che cambiano il mondo, organizzata da Slow Food insieme alla Città di Torino nell’ambito del progetto europeo 4Cities4Dev e visitabile tutti i giorni fino al 29 ottobre. Inoltre invitiamo tutti dalla prossima settimana a partecipare agli eventi in collaborazione con Confesercenti: ben 25 bar e ristoranti nei quartieri di Piazza Vittorio, San Salvario, Quadrilatero e Murazzi dedicheranno tre martedì (9, 16 e 23) alle comunità del cibo in arrivo dal Sud del mondo con aperitivi e piatti pensati per l’occasione, sostenendo così la grande rete che crede nel cibo come motore di cambiamento. Non solo: nelle giornate della manifestazione gli eventi in città continuano con La musica che gira intorno, un ricco calendario di eventi a cura di Slow Food, Glocal Sound e Hiroshima Mon Amour».
Tutto ciò è possibile grazie al supporto di realtà italiane che con la loro partecipazione sostengono attivamente questa idea del cibo come motore di cambiamento: Lurisia, Garofalo, Lavazza, Novamont, Vodafone, Intesa Sanpaolo sono sponsor ufficiali; Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Associazione delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Piemontesi sostengono Fondazione Terra Madre e Slow Food; con il supporto di Fao e Cooperazione Italiana allo Sviluppo – Ministero Affari Esteri e il contributo di Coldiretti.
Il programma completo del Salone del Gusto e Terra Madre e degli appuntamenti del Salone Off è su www.slowfood.it <http://www.slowfood.it> .
Ufficio Stampa Salone del Gusto e Terra Madre:
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«La Georgia è uno dei luoghi di domesticazione della vite, forse il più antico. Tale radicamento storico è testimoniato dalla presenz in quest’area relativamente piccola di decine e decini di vitigni autoctoni la cui storia si perde nella notte dei tempi. Dalle varietà saperavi, vanis, chkhaveri, otskhanuri sapere e dzelshavi si ricava ottimo vino rosso, mentre il vino bianco si ottiene dalle uve rcatsiteli, tsiska. tsolikouri, krakhuna, mtsvane kakhuri e mtsvane khikhvi. La tecnica di vinificazione è molto particolare: grandi anfore di terracotta sono interrate per consentire prima la fermentazione e poi l’affinamento dei vini, sia bianchi, sia rossi. Questa tecnica è diffusa in tutto il territorio georgiano, con prariche leggermente differenti secondo le tradizioni locali. Nell’ovest del paese, a Imereti per esempio, i vini vanno in anfora senza bucce, mentre nell’area di Khakheti – Georgia orientale – si pratica la fermentazione e l’affinamento sulle bucce. L’uso dei vasi in terracotta (kvevri, nella lingua locale) garantisce un trattamento assolutamente naturale ed esalta le caratteristiche varietali. Purtroppo, però, si tratta di un metodo a rischio di scomparsa: le grandi cooperative vinicole, nate ai tempi dell’Unione Sovietica, quando la Georgia era il serbatoio vinicolo delle repubbliche russe e sopravvissute al crollo dell’Unione, ricorrono a tecnologie moderne, privilegiano vitigni più produttivi – anche internazionali – e praticano un’agricoltura convenzionale. Oltretutto, i grandi orci di terracotta sono prodotti da artigiani locali seguendo pratiche che risalgono agli albori della vitivinicoltura e il loro numero si sta riducendo rapidamente, poiché non si trovano giovani disposti ad affrontare il duro apprendistato e ad accettare una remunerazione poco soddisfacente. Dunque, se non si interviene, questa tipologia affascinante e ancestrale di vinificazione rischia di sparire in pochi anni.».
Il testo qui sopra è ripreso dal pieghevole a cura di Slow Food che mi è stato consegnato durante questa memorabile gustazione di vini che hanno il pregio di avvicinare al gusto primordiale di questo succo d’uva fermentato. Il primo vino russo, e presumo georgiano, mi venne fatto bere a Parigi circa 25 anni fa: il mio amico Renzo Angelosanto, appassionato di vino e di jazz, voleva sempre sorprendermi con novità particolari quando ogni mese andavo per lavoro a trovarlo. Ovviamente, non mi piacque, allora.
Avevo deciso da tempo di far seguire questa esperienza alla verticale di Sperss di Angelo Gaja al 46° Vinitaly: come una sorta di palingenesi, un ribaltamento epocale dalla complessità moderna e internazionale verso il ritorno ai gusti antichi.
Lunedì 26 marzo 2012, ore 16: abbiamo bevuto tre vini bianchi: Tsitska-Tsolikouri Nakhshirgele 2010 (Imereti, 12% vol), Chardakhi Chinuri 2010 (Kartli, 12% vol.) e Akhoebi Rkatsiteli 2010 (Khakheti, 12,7% vol). Di questi vini, prodotti in 1.000/1.500 bottiglie da uno o due ettari di vigne, mi è piaciuto soprattutto il terzo, di colore giallo quasi bronzeo: bisogna lasciarli respirare per lungo tempo, perché i sentori al naso e in bocca sono indescrivibili e tutto subito anche sgradevoli ai nostri sensi poco abituati a queste strane tipologie di vini che sanno di terra. Sono vini che fermentano per mesi con graspi e bucce e che vengono travasati un paio di volte e poi ancora lasciati qualche mese in anfora per l’affinamento prima di essere imbottigliati.
I tre vini rossi erano: Akhoebi 2010 (Khakheti, 14,4% vol.), Nika Saperavi 2009 (Khakheti, 12,5% vol.) e Otskhanuri Sapere 2009 (Imereti, 10,5% vol.). sono vini con degli antociani incredibili e un gusto che non posso descrivere: i tannini esplodono in bocca e si percepiscono note di acido citrico tutt’altro che sgradevoli. Di questi rossi il primo era quasi imbevibile, il secondo discreto, il terzo quasi buono.
A ogni modo, una esperienza di grande fascino per un momento condotto assai bene dai ragazzi di Slow Food, coadiuvati dalla Cooperativa Autoctuve che, tra Maremma e Isola d’Elba, si occupa del ricupero dei locali vigneti autoctoni e sostiene questo presidio georgiano nato nel 2008, con la fondazione della locale associazione biologica Elkana.
COMUNICATO STAMPA
Il programma del Salone del Gusto e Terra Madre 2012 (a Torino, Lingotto Fiere e Oval dal 25 al 29 ottobre) è già disponibile sul sito www.slowfood.it.Un nuovo modo di leggere il Salone del Gusto e Terra Madre
Il Salone del Gusto e Terra Madre 2012 affronta il mondo del cibo a 360° e si può leggere da tanti punti di vista: quello turistico, perché il Salone continua al di là dei padiglioni fieristici e coinvolge Torino e le Langhe; quello del sociale con la possibilità di conoscere culture, popoli, lingue, tradizioni e incontrare le comunità del cibo, persone che in ogni angolo del mondo contribuiscono con il loro lavoro a difendere l’agricoltura di qualità; gli aspetti più legati all’economia, alla produzione e alla distribuzione dei prodotti; ovviamente quello enogastronomico, con oltre 1000 espositori nel Mercato (tra i quali per la prima volta le comunità del cibo), chef e produttori nei Laboratori e Teatri del Gusto e 1200 etichette nell’enoteca; curiosità, nuove e vecchie tendenze, cibi e piatti mai assaggiati e tanto altro ancora in un vero e proprio tour guidato alla scoperta delle regioni italiane e delle aree geografiche internazionali.
Grazie a questa unione, quindi, i rappresentanti delle comunità del cibo si possono incontrare e intervistare tra le bancarelle del Mercato, accanto ai produttori dei Presìdi e agli espositori storici del Salone, degustando un loro prodotto nella stessa area espositiva o partecipando a un Laboratorio del Gusto. Inoltre, per raccogliere le loro riflessioni e testimonianze si può assistere alle Conferenze, anche queste aperte al pubblico, che, come i Laboratori della Terra delle precedenti edizioni, affrontano i temi cari alla rete, dalla tutela della biodiversità al diritto alla terra, dalla lotta agli Ogm al benessere animale.
Cibi che cambiano il mondo è il tema che sintetizza il Salone del Gusto e Terra Madre 2012. Le storie di chef, artigiani e comunità del cibo di 150 Paesi testimoniano come si possa rivoluzionare il paradigma che regola questo mondo in crisi a partire dal cibo, dimostrando che possiamo fare qualcosa di buono per la nostra salute, l’ambiente e il sistema produttivo senza rinunciare al piacere del cibo e alla convivialità. Come immagine di questa edizione abbiamo scelto un alimento simbolo del cambiamento: la mela di Newton. Per noi è anche un invito a usare la testa nelle nostre scelte alimentari.
La 6° edizione di questo evento biennale, organizzato dalla Città di Savigliano e dall’Ente Manifestazioni e in collaborazione con l’Associazione Panificatori della Provincia di Cuneo e dei panificatori saviglianesi, verrà inaugurata venerdì 23 settembre da un momento di riflessione di Carlin Petrini: Se il grano non muore, appuntamento organizzato in collaborazione con il festival letterario Collisioni. Ispirandosi a un testo di Andrè Gide e ai versi della Bibbia, il fondatore di Slow Food dialogherà con l’antropologo Marco Aime illustrando i pericoli che minacciano la piccola coltivazione e, passando dagli Ogm alla speculazione sui cereali, proporrà l’idea di un modello sostenibile di produzione che possa sopravvivere accanto a quello industriale.
Savigliano, per tre giorni vetrina di territori e tradizioni enogastronomiche, seguirà per le vie cittadine l’intera filiera del pane. In Piazza del Popolo saranno ricreati tutti i luoghi e i processi dell’arte bianca, dal chicco alla pagnotta. Le farine e i forni saranno il cuore dell’evento e una grande panetteria rappresentativa ne rilascerà tutta la fragranza.
Specialità gastronomiche, antenate dell’attuale fast food, invaderanno gli angoli di Savigliano. Da Piazza del Popolo a Piazza Santarosa mercati e mercatini per trovare pane e companatico, prodotti da forno, un villaggio delle eccelenze e la campagna in città, proposta da Coldiretti. Novità di questa edizione la partnership tra la manifestazione imperiese “OliOliva: Festa dell’olio nuovo” e la Festa del Pane, che vedrà tra i presenti alcune aziende olivicole facenti parte dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio. E inoltre l’ esclusivo utilizzo in anteprima nella panetteria di Piazza del Popolo di “antiqua”, farina di grani piemontesi da agricoltura controllata macinata a mano. Particolare attenzione alla didattica si articolerà con laboratori degustativi e dimostrativi allestiti per educare e sensibilizzare ai consumi consapevoli sul nostro territorio ma anche per conoscere la cultura gastronomica straniera.
Tanti gli appuntamenti da non perdere. A cominciare dalla lectio Non di solo pane. Il Risorgimento romantico di Antonio Scurati fino alle Il Pane quotidiano lontano da casa , un reading di Claudia Ceroni e Federica Demaria. Scalderà l’atmosfera Claudia Bonadonna che dialoga con Emilio Targia per un tributo a Patty Smith, mentre, presentato da Filippo Margiaria, il libro Anime in carpione di Paolo Ferrero svelerà con graffiante ironia una riflessione semiseria sul bere e sul mangiare. Due esponenti di diverse comunità religiose indagheranno – insieme ad uno scrittore esperto di cultura mediorientale e al direttore di Gazzetta d’Alba Don Antonio Rizzolo- le simbologie del pane e del grano per dare un senso al Pane degli altri, l’enologo Lorenzo Tablino racconterà invece la storia, la tradizione e la cultura di un altro alimento simbolo del territorio cuneese: il vino. Sul palcoscenico, teatro, musica, concerti, spettacoli e performance illumineranno le serate saviglianesi. Arguta e profetica la conferenza-spettacolo di Luca Scarlini narrerà La leggenda del pane con immagini e parole. Intratterranno il pubblico la musica Klezmer dei sei componenti del gruppo Miskalè e la voce della cantautrice Maria Giua, in alternanza ad animazioni teatrali e letture diffuse intorno al tema del pane e a djset serali che chiuderà la giornata di sabato. Non mancheranno le mostre: dalle sculture di cioccolato proposte dagli Amici del cioccolato Pasticceri della Provincia Granda alle fotografie sul pane dal mondo a cura dell’Associazione Culturale di promozione sociale “Uomini e terre” ai dipinti eseguiti con il vino dal maestro Vincenzo Reda, fino all’incontro-performance di Diego Maria Gugliermetto, designer del cibo presso il Museo Civico “Antonino Olmo” di Via S.Francesco.
Un evento multiforme dunque per raccontare la grande storia del pane, ricca di sapienza e di poesia, d’arte e di tradizione. Per tutti i gusti, sarà pane da guardare, pane da assaggiare, pane da impastare, pane da raccontare e pane da ascoltare. E, ancora, sarà pane da condividere, poiché il pane attraversa le generazioni ed è denominatore comune alle popolazioni di tutto il mondo, da nord a sud, con le sue forme più strane e i suoi sapori più diversi. Una manifestazione ricca di sorprese che coinvolgerà agricoltura, commercio, arte e le tradizione e che si rivolgerà a grandi e bambini in un percorso nella storia del pane che solleticherà palato ed intelletto.
Ecco alcune fotografie riprese al Salone del Gusto del Lingotto, a Torino, durante il mio primo giorno di visita. Ho voluto dare la precedenza ad alcuni prodotti di posti del mondo poco conosciuti. Una delle attrattive di questo magnifico contesto è appunto la possibilità di scoprire in poco spazio/tempo prodotti straordinari (e storie straordinarie di uomini). L’aglio croato, l’aceto francese di Banyul, il baccalà norvegese (venduto da norvegesi!), la cucina coreana, il salame affumicato portoghese, il vino georgiano, la bottarga africana, il gelso tagiko…
Era novembre del 1998 e al Lingotto di Torino aveva luogo il 1° Salone del Gusto organizzato da Slow Food di Carlin Petrini da Bra.
Mi invitarono a esporre i miei quadri: era la mia terza mostra, dopo Capoliveri e Bergamo (La Marianna).
Ero appena tornato dall’India con mia figlia Geeta e ero in una stagione ricca di fervore e di entusiasmo. Al salone i miei quadri furono esposti tra la totale indifferenza: nessuno si accorse del mio lavoro e delle mie ricerche: si inaugurava allora quella stagione di apatia torinese verso il mio lavoro.
Qui di fianco un quadro di quel periodo: un omaggio alla mia Città che non mi vuole bene.
Questo quadro fu donato all’Enoteca d’Italia (quando presidente dell’inutile ente era quel galantuomo di Pier Domenico Garrone) dovrebbe essere ancora in qualche sala del Lingotto, o chissà dove….
E’ una chiara testimonianza del fatto che io dovrei lasciar perdere ogni mio cenno d’affetto della Città che amo senza esserne riamato: ma così trascorrono le vicende del mondo; il torto non è di Torino, il torto è soltanto e affatto mio.
Torino non me la darà mai: questa è la dura realtà che non riesco a accettare, eppure dovrei farmene una ragione. Non siamo fatti l’uno per l’altra, al di là dei miei fervori di adolescente. E’ pur vero che mi sento cittadino del mondo, ma faccio una tremenda fatica a riconoscere che la mia Città non mi ama.
E’ parte della mia storia, d’altro canto, incaponirmi a inseguire donne, neanche attraenti o semplicemente interessanti, che verso di me non nutrono alcun trasporto. Eppure così è.
In ogni caso, il mio motto rimane: Avanti Savoia! ( e dire che la Dinastia dei Savoia è stata per davvero avara in fatto di Uomini Degni, forse 3 o 4, a essere generosi).