Gianni Merlini è stato l’ultimo grande presidente della Utet, erede della dinastia dei Pomba, editori in Torino fin dalla fine del XVIII secolo; editori come i Paravia, i Roux, i Loescher. Gianni Merlini ho avuto la fortuna di conoscerlo: per molti anni mi ha mandato a casa, con biglietto personale, le famose strenne Utet, edizioni fuori commercio di libri rari.
Qui non c’entra, ma ho avuto la ventura di conoscere anche Giulio Einaudi, e il grande Lattes: oggi a Torino non esiste più la grande editoria, è rimasto, unico e immenso, l’amico Enrico Tallone, con la mamma Bianca a Alpignano, e ogni tanto mi racconta di quando Pablo Neruda lo teneva sulle ginocchia…
Nella mia Biblioteca c’è una di quelle strenne Utet che sarà oggetto di questo articolo: il Liber Medicinalis di Quinto Sereno Sammonico. E’ un testo tanto conosciuto tra gli esperti, quanto ignorato dal pubblico: un libro di grande interesse, unico nel suo genere, composto intorno al III o IV secolo della nostra era da un Quinto Sereno, la cui identità non è certissima, probabilmente un protetto dell’imperatore Settimio Severo e poi precettore di Gordiano.
E’ una raccolta in versi (1107 esametri raccolti in 64 capitoli monotematici) che raccoglie i rimedi della farmacopea romana ordinati a capite ad calcem, cioè dalla testa ai piedi. Il testo è straordinario: occorre ricordare che il codice più importante che lo ha tramandato alla posterità fu ordinato direttamente da Carlo Magno, e da allora è stato oggetto degli studi di ricercatori di ogni campo (storici, linguisti, medici, farmacisti…).
Non desidero fare ulteriori commenti, anche perché lo scritto parla da solo; è opportuno però ricordare che se pochi hanno letto il Liber Medicinalis, tutti conoscono la formula magica Abracadabra, che compare per la prima volta, appunto, in questo volume straordinario.
Ho scelto i rimedi a base di vino, naturalmente.
Patologie degli organi sessuali
Il fallo si curi
con vino antico e topiche unzioni di bile
di capra puerpera. Può giovare che il paziente
sputi sul pene floscio foglie di mirto
masticate di primo mattino. I genitali
si guariscono pure con bagni di feccia
di vino melato o con cera impastata
con foglie di cipresso o con fave bollite
aggiunte a vino tiepido.
Formula magica antifebbre
Si scriva su un foglio
il detto abracadabra, lo si ripeta assai
sovente e muovendo in basso si detragga
di volta in volta per ogni riga, senza
omissioni, la lettera finale riscrivendo
le restanti fino a risultare una unica
lettera terminale in figura verbale
a cono acuto: memento di appendere
il foglio al collo con un filo di lino.
Mal d’occhi
Applicare sull’orbita cenere di foglie
di cavolo con incenso sbriciolato,
vino e latte di capra partoriente
e in una sola notte si apprezzeranno
i pregi del trattamento.
…..
Unguento in mistura equidosata
di vino e celidonia ripristina la bella
purezza visiva, lenisce le rugosità
e satura le lacerazioni.
Mal di denti
Mantenere in bocca
decotto di viole con vino.
……
Porre sul dente dolente pepe dolce
con vino e nitro. I denti spesso guariscono
con succo di celidonia o con latte di capra
o con bile di toro o risciacquando la bocca
con aceto.
……
La materia che ha assunto il nome
dallo spazzolare i denti è costituita
da cenere di corna cervine o da zoccolo
bruciato di scrofa o cenere di guscio
d’uovo insieme a vino, oppure di murice
tostato o di cenere di cipolla spenta.
Tisi e bile
Giova anche l’acqua
di mare mescolata all’acqua dolce in parti
eguali e con miele liquido; come pure
il niveo secreto mammario di asinella
miscelato ancora tiepido con vino, miele
e pepe.
……
Se la maligna tisi
cronicizza, farà bene prendere lumache
frantumate nel vino.
Contro i rigurgiti
Talora
buoni risultati si possono conseguire
con bevanda di vino caldo con la cenere
di corteccia strappata e bruciata
della pianta del sughero.
Mal di fegato
Nel dolore acuto immotivato del fianco
bere l’acqua fatta ribollire da pietra
immersa infocata; o prendere radice franta
di acero con vino; questo rimedio si ritiene
risolutivo.
…….
Procurarsi un fegato
di lupo, aggiungervi costo, foglia di nardo
e pepe, stemperare il tutto in vino secco
per bevanda.
Contro l’idropisia
E’ utile bere in due
bicchieri di vino caldo la radice bollita
del tenero sambuco. Si deve prendere
il seme di frassino con vino
ed applicare sul ventre unguento dropace
che rapidamente rimuove gas e sierosità.
Ed anche rotolare il corpo in sabbie
tiepide. Le leggere nepitelle gioveranno
per os e in loco. Sovente anche il vino
di scilla elimina il male.
Dissenteria
Il flusso enterico infatti
avviene sovente troppo rapido: si regola
con mistura di cavolo e vino ribollente
o con ciliegie a lunga essiccazione. Fa
guarire pane zuppo di vino Amineo, o
l’aceto ben miscidato con acqua calda.
……
Va invece preso un guscio
incenerito d’uovo nel vino quando le scariche
diarroiche siano irrefrenabili e il disturbo
disumano evolva ingravescente. Si ritiene
valida la raschiatura eburnea d’elefante.
Una pozione mista di corteccia strappata
dalla pianta di Piramo, arsa all’aperto
e posta in vino potrà frenare l’eccessiva
diarrea.
Ritenzione dell’urina
Quando l’urina si attarda in vescica
il ristagno verrà risolto bevendo vino
vecchio.
……
Talora nell’incontinenza d’urina
il flusso bagna le vesti e le imbratta
di vergognosa pioggia; converrà prendere
un cervello di lepre nel vino.
……
Prendere inoltre seme di mirto selvatico
con vino, olio e aceto: o ancora del vino
con comino macerato abbrustolito o l’acre
sterco degli aggressivi colombacci
imbibito di succhi agrodolci e triturato.
Contro la sterilità
Quando in una unione sterile l’attività
dei partner illanguidisce e la speranza
prolifica è già svanita da molti anni,
si tace se ne sia o meno responsabile
la donna: lo potrà insegnare il quarto libro
del grande Lucrezio. L’utero però guidato
da energici medicamenti ha spesso dato
creature preparate da cure oculate.
La donna mangi una vulva di lepre o beva
la bava pendente dalla tenera bocca
delle pecore, miscidata, tenga a mente,
con vino Falerno, quando nelle stalle
ruminano l’erba brucata.
Fuoco di Sant’Antonio
Spalmare unguento di sego bovino
rammollito alla fiamma o fomentare le parti
urenti con miscuglio d’uova non cotte
di cigno e feccia di vino………
pure unguento misto
di cenere d’aglio, olio e salsa di garum
allevierà la violenza ingravescente
della flogosi. Si combina spesso pozione
di albume d’uovo e celidonia, da prendere
in dose modica, ma ben frantumata senza
scordare l’aggiunta d’acqua e vino Falerno.
Contro i morsi velenosi di vipere e serpenti
Il caglio di cerbiatto diluito in vino
espelle dall’organismo l’infausto veleno
o si prendano con vino la radice di ferula
o la lieve erba betonica o brodo di vecchia
gallina. Nel morso terribile dell’aspide
maligno si crede utile che il paziente
beva la propria urina: è stata questa
l’opinione del vecchio Varrone. Inoltre,
come Plinio consiglia, giova bere aceto.
Febbre quartana
Non disgustarsi di ingerire nei giorni
afebbrili aglio triturato con tre cimici
diluito in vino puro; o tenero parenchima
epatico di ratto aggiunto a quattro scrupoli
di vino secco. E’ splendida bevanda l’infuso
d’assenzio in acqua pura.
Fratture e lussazioni
Inoltre lo sterco di capra aggressiva
stemperato con vino vecchio libera le parti
chiuse, separa aderenze, colma cavità.
Curare l’epilessia
Si deve ingerire bile
di cupo avvoltoio in vino vecchio e basta
un cucchiaio per volta, o sangue
di rondine misto conpolvere d’incenso
o appio bollito o bile d’agnello
aromatizzata nel miele, o marrobio
aggiunto a miele in peso eguale, da prenderne
tre cucchiai per ogni dose. Valida la miscela
di ceneri di faina e di rondine. E’ pure
benefico bere acqua piovana caduta
nel cavo di calotta cranica umana supina.
Mi auguro che nessuno abbia l’ardire di sperimentare alcuni dei rimedi che erano soliti adoprare i nostri antichi Romani, ma sul fatto che bere dell’ottimo vino faccia bene alla salute, e al buon umore ché poi è la stessa faccenda, nessuno di noi nutre alcun dubbio. Salute!
“La medicina in Roma antica. Il Liber medicinalis” di Quinto Sereno Sammonico
Strenna Utet 1996
Trad. Cesare Ruffato